Il tango condensa in sé musica, parole e danza in una sintesi irresistibile.
Ho incontrato il Tango molti anni fa: un’amica mi disse che nella mia città un maestro argentino avrebbe offerto una prima lezione, alla quale partecipai con entusiasmo e curiosità. Durante la lezione, il maestro diede soprattutto alcune nozioni essenziali, presentando la ‘danza dell’abbraccio’ e insistendo sull’importanza della famosa ‘camminata’.
Fu alla fine dell’incontro che si accese la scintilla d’amore con questa danza unica, quando il maestro chiese se qualcuna delle allieve volesse tentare una camminata in abbraccio, ascoltando la ‘marca’, rigorosamente ad occhi chiusi.
Fui tra le pochissime ad accettare una proposta che assomigliava molto ad un tuffo nel vuoto.
Ancora adesso ricordo lo stupore, l’incanto, la bellezza di quel camminare, nonostante l’incertezza dei miei primi passi.
Essendo musicista, conoscevo bene le emozioni regalate dall’arte. Ma il Tango mi donò quella sera qualcosa di ancor più prezioso: un abbandono ‘vigile’, caldo, protetto e, non meno importante, condiviso, in un linguaggio tanto intenso quanto silenzioso tra due corpi.
Quando riaprii gli occhi fui certa di aver volato alto, innamorata per sempre di quel volare.
Degli aspetti culturali, sociali, inclusivi ed esclusivi del tango si potrebbe parlare all’infinito. Ciò che mi preme però rimarcare qui è come calarsi letteralmente nell’azione del corpo per esprimere sentimenti ed emozioni, peculiarità proprie appunto della danza, sia e sia stato qualcosa di essenziale e tuttavia sconvolgente. Viviamo infatti, anche come artisti, in una sfera quasi esclusivamente intellettuale, che usa il corpo per dare compiutezza alle proprie inclinazioni, senza però ascoltarlo davvero, senza sentirlo nella sua totalità e altrettanto prepotentemente che per la mente e, se se ne ha l’interesse, per l’anima.
Danzare, al contrario, è radicarsi nella nuda terra e farci i conti. È conoscere il proprio corpo, affrontarne la sostanza, i limiti, il potenziale infinito e delicatissimo permettendogli di esprimere tanto il ‘dentro’ quanto il ‘fuori’.
Nel caso del tango, la relazione che si instaura nella coppia di ballo è molto particolare. Ci si affida l’un l’altro in un tessuto improvvisativo dove l’uomo, o chi conduce e per meglio dire: ‘marca’, propone e la donna, o chi ‘segue’, raccoglie l’imput ricevuto e lo trasforma in una sua realizzazione, cioè dispone.
Vi è Tango, dunque, solo quando c’è relazione. Vi è tango, si dice, quando balla un corpo solo con quattro piedi.
Infine: al repertorio infinito e meraviglioso delle Orquestas tipicas de la epoca de oro si unisce la cultura de las letras, i testi de las canciones de tango.
Ecco come il tango condensa in sé musica, parole e danza in una sintesi irresistibile.
Maestra di Tango Argentino