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Adolph Henselt. La sensualità che si libera attraverso l’ideale

Il ritratto artistico e personale di Henselt nella cronaca di Wilhelm von Lenz

Wilhelm von Lenz (Riga, 20 maggio 1809 – 7 gennaio 1883) fu un intellettuale e diplomatico, ma soprattutto un appassionato musicista e cultore dell’arte. Il suo celebre diario culturale Il pianoforte e i suoi virtuosi. Liszt, Chopin, Tausig, Henselt, pubblicato a Berlino nel 1872 con il titolo Die grossen Pianoforte-Virtuosen unserer Zeit aus Persönlicher Bekanntschaft condensa la cronaca della sua vita estremamente dinamica e la testimonianza personale sulla nascita del Romanticismo pianistico europeo, con ricchezza di particolari, aneddoti, impressioni e spesso illuminate intuizioni. Il quarto capitolo di quest’opera è dedicato completamente al pianista tedesco Adolph Henselt, con il suggestivo titolo Adolph Henselt. La sensualità che si libera attraverso l’ideale. Erlosung der Sinnlichkeit durch das Ideal.

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Ciò che segue è un estratto del suo particolareggiato e ammirato ritratto, nel quale la figura di Henselt si staglia nella sua unicità sia di innovatore, rispetto alle basi della tecnica pianistica ricevuta dal suo maestro Hummel, che di pianista pienamente immerso nell’estetica del Romanticismo:

 «Nella Berliner Musikzeitung è apparsa una serie di articoli dedicati a Chopin, Liszt, Tausig, che avrebbe dovuto avere un seguito anche perché si era fermata senza aver parlato del fenomeno più originale di questo secolo al pianoforte, Adolph von Henselt […]. Henselt vive da trentadue anni a Pietroburgo, dove non si presenta mai in pubblico. Una volta l’anno si reca in Germania, dove si esibisce davanti a una ristretta cerchia di eletti. Si potrebbe dire che Henselt sia il solo artista tra i grandi pianisti che possa eguagliare Liszt, benché nell’ambito specificamente soggettivo appartenga ad una sfera più concreta. Solo Henselt, davanti a tutti, possiede questa autorità sulla materia sonora, questa perfezione nell’esecuzione, inavvicinabile da tutti i punti di vista […]».

Un romantico tedesco tra Liszt e Chopin

«Tra Liszt e Chopin – si potrebbe dire il punto di contatto tra le loro contrastanti nature – c’è Henselt, un fenomeno autenticamente tedesco, una Germania al pianoforte. Nelle sue opere, nelle sue interpretazioni, in tutta la sua personalità, Henselt è tedesco, fondamentalmente tedesco, senza alcuna educazione universale: Henselt ha la propria educazione, la propria perfezione, è legge e fine a se stesso. Proviene dalla buona vecchia scuola, ma raggiunge risultati che appartengono solo a lui. Un tempo è stato allievo di Hummel, per quanto lo si possa considerare allievo di qualcuno e non sempre e solo allievo di se stesso! […] Le basi della tecnica di Hummel sono tra le più solide […]. Il modo di espressione in Henselt, preso nel suo insieme, potrebbe essere definito romantico, nel senso e nello spirito di Weber, autore alla cui natura Henselt si avvicina maggiormente. Romantico è un tratto tipicamente tedesco e romantico è il tratto dominante di Henselt […]. Anche l’aspetto esteriore di Henselt è tipicamente tedesco. Con il suo comportamento fermo e senza eccessi, con il suo modo di essere consapevole eppure modesto non è né vuole essere soddisfatto dei risultati raggiunti […]. Henselt insegue un ideale di perfezione che non gli lascia un istante di sollievo, […]. Dopo aver deliziato ed entusiasmato l’abituale e selezionato pubblico con un brano, torna a suonare il medesimo pezzo, potremmo dire per se stesso, e lo suona ancora e ancora, come se obbedisse ad un potere più alto, quasi inconsapevole di ciò che è attorno a lui! Quelli sono veri momenti di estasi suprema […]. Momenti nei quali l’artista sente vicino il proprio ideale a aspira a coglierlo con un anelito così ardente che dimentica se stesso […]. Ascoltare Henselt non è un piacere banale, Henselt vi intossica e vi trasporta in un altro universo al tempo stesso».

L’obsolescenza della scuola Hummel-Field

«Henselt apparve per la prima volta a Pietroburgo nella stagione concertistica del 1838 e da quel giorno ha lasciato la città solo rare volte […]. Il trasferimento di Henselt evidenziò l’obsolescenza della scuola Hummel-Field e portò il pianoforte su una strada del tutto differente. […] Le composizioni di Henselt, il quale considerava Hummel unicamente un punto di partenza, inauguravano una nuova epoca, l’epoca della personalità lirica, delle intenzioni drammatiche soggettive, dell’interpretazione plastica che portava in sé la propria giustificazione umana […]. Questa tendenza, questa nuova letteratura da salotto affondava in effetti le proprie radici nella buona vecchia scuola, ed apparteneva, dal punto di vista tecnico, alla tradizione. Ma ora non aveva più nulla a che fare con scuole e maestri, con modelli e tradizioni. Le composizioni di Henselt cercano di esprimere emozioni […]. L’idea astratta, così potente per esempio in Schumann, è estranea alle composizioni di Henselt, ma queste ultime non mostrano mai quei vuoti che si celano invece dietro i passaggi, dietro il vuoto scampanellio di Hummel. Henselt dipinge immagini profondamente sentite in piccole cornici e la sua capacità di dominare il mezzo espressivo fa in modo che le sue composizioni – grazie alla polifonia, alle posizioni, alle estensioni e a una valorizzazione di tutte le possibilità dello strumento –  siano sempre interessanti, anche quando l’idea iniziale è di scarsa importanza. […] Henselt è da considerarsi davvero un fenomeno che ai nostri giorni nessuno ha superato. Un fenomeno che relativamente al luogo e al periodo può essere paragonato a Liszt, ossia un artista che fa epoca nella storia dell’arte».

Alcune caratteristiche di Henselt

«a metà di un pezzo o dovunque l’entusiasmo lo sovrasta […], egli raddoppia la melodia con il brontolio della propria voce! La voce dell’artista non è per niente gradevole e nuoce alla qualità dell’esecuzione, egli lo sa molto bene, ma quando gli si dice che ancora una volta ha cantato suonando, non mostra di essersene accorto. Mai ho sentito sorgere melodie così belle come in quei momenti in cui la voce di Henselt si unisce al suono. Ma anche in quei casi non è contento. Non è mai felice un momento!

[…] Non meno caratteristico per questo artista è il fatto che il semplice pensiero di dare un concerto lo rende ammalato! Dopo la sua prima apparizione non c’è stata considerazione capace di persuaderlo a concederne un altro – nell’arco di trentatré anni ne ha dati solo tre».

La vita artistica e didattica di Henselt a Pietroburgo

«[…] L’effetto di Henselt a Pietroburgo fu a tal punto decisivo che in tema di pianoforte si parlava solo di lui. A lui spettarono le lezioni negli ambienti più influenti come la corte e l’imperatrice lo nominò immediatamente pianista di corte.

Ebbe una bella casa, non diede più concerti, limitò le sue attività alla composizione e alla diffusione del suo insegnamento, a cui si votò con una puntualità ed un’energia mai viste. […] Henselt è ispettore generale delle classi di musica nei reali istituti scolastici di Pietroburgo e Mosca […]. Nelle scuole l’artista educa intere generazioni accuratamente istruite. […] I grandi studi di Henselt sono da comprendere come poemi, come Lieder senza parole […]. Il termine Studi non è nel senso in cui l’ha usato Cramer, cioè quello di un esercizio pianistico, ciò che ispira gli Studi di Henselt presuppone una conoscenza perfetta dello strumento […]. Si tratta di brani che stanno ai primi posti nella letteratura pianistica laddove gli Studi di Chopin stanno sulla vetta».

Giusy De Berardinis

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Adoplh von Henselt. La vita di un grande compositore

Tratto da:

Wilhelm von Lenz: Il Pianoforte e i suoi virtuosi. Liszt, Chopin, Tausig, Henselt, a cura di Anna Rastelli, Sellerio editore, Palermo 2002.

Immagine:

Galerie de la Gazette musicale N. 2, Parigi. Celebrità del 1842: Frédéric Chopin, Franz Liszt, Jacob Rosenhain, Édouard Wolff, Sigismund Thalberg, Adolf von Henselt, Theodor Döhler. Incisione di Nicolas Eustache Maurin.

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