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La versione in terzine dell’Invenzione 1 di Johann Sebastian Bach

terzine dell’Invenzione 1 di Johann Sebastian Bach

Ipotesi e riflessioni su ragioni e scopi didattici. Conversione ritmica e convenzioni interpretative nella prima Invenzione di Bach

Il processo compositivo delle Invenzioni e Sinfonie occupò Bach per tre anni circa. La prima stesura, infatti, risale al 1720, quando approntò per il figlio il Clavierbüchlein für Wilhelm Friedemann Bach, mentre quella definitiva è del 1723. In quest’ultima operò in generale lievi modifiche, salvo qualche eccezione. Il compositore utilizzò queste opere anche a fini didattici.

Johann Nicolaus Forkel (Meeder, Coburgo, 1749 – Gottinga 1818) fu un musicologo tedesco, noto per aver scritto la prima e celeberrima biografia di Bach, nella quale fornì importanti notizie circa il suo modo di insegnare e comporre per la sua didattica:

«Parlerò innanzitutto delle sue istruzioni per suonare. La prima cosa che faceva era insegnare ai suoi allievi il suo particolare metodo per il tocco sullo strumento […]. A questo scopo li faceva studiare, insieme per mesi, solo esercizi isolati per tutte le dita di entrambe le mani, con attenzione costante a questo tocco netto e pulito. Nessuno avrebbe potuto essere esonerato da questi esercizi per meno di qualche mese; e, secondo la sua ferma opinione, la pratica sarebbe dovuta continuare almeno per un periodo da sei a dodici mesi. Ma si accorse che qualcuno dopo qualche mese cominciava a perdere la pazienza  e così si sentì obbligato a scrivere piccoli pezzi correlati [alle questioni tecniche, n.d.r.] in cui quegli esercizi venivano combinati insieme. Di questa natura sono i sei Piccoli preludi per principianti e ancor di più le 15 Invenzioni a due voci. Scrisse entrambe le opere durante le ore di insegnamento e, facendo questo, provvedeva soltanto al bisogno momentaneo dell’allievo. Ma in seguito li trasformò in belle ed espressive piccole opere d’arte. Con questo esercizio per le dita, in passaggi singoli o in piccoli pezzi composti all’uopo, fu combinata la pratica di tutti gli ornamenti in entrambe le mani […]. Queste Invenzioni sono di grande utilità per la formazione di un giovane tastierista. L’Autore si è preoccupato non soltanto per l’eguale esercizio delle due mani, ma anche per quello di ogni singolo dito».

La versione in terzine della prima Invenzione in Do maggiore: ipotesi d’uso

Una modifica importante fu apportata nel corso degli anni da Bach all’Invenzione 1, nella quale il compositore volse le quartine di semicrome in due terzine di semicrome, attuando quindi una significativa diminuzione della precedente scrittura. La copia più antica di questa versione fu redatta da Johann Kristian Kittel, che fu allievo di Bach a Leipzig tra il 1749 e il 1750.

L’Invenzione 1 è l’unica sottoposta dal compositore al processo di ‘ternarizzazione’ e non vi sono testimonianze delle motivazioni di questa operazione. Nel manoscritto autografo custodito presso la Biblioteca di Stato di Berlino (Fondo P 610) è peraltro soltanto questa la versione inserita da Bach, un particolare da tenere in debito conto quanto, evidentemente, a considerazione dell’importanza del lavoro da parte sua. Senza nulla togliere alla possibilità di una seconda versione del pezzo, da eseguire da solo o, perché no, come ripetizione variata, vorrei presentare quindi alcune riflessioni più ampie in merito alla concezione del brano:

Prima di tutto la tonalità di Do maggiore, non solo funzionale all’ordine ascensionale predisposto da Bach, ma anche successivamente e tradizionalmente utilizzata, per esempio come tonalità di apertura nella forma dello studio, da Cramer a Czerny fino a Chopin e Liszt, è quella che richiede maggiore uguaglianza di azione di dita e mani, non avendo in armatura alcuna alterazione. La disposizione successiva in terzine da parte di Bach esalta notevolmente l’abilità di pronunciare con equità di valore e peso sonoro ogni singola nota, aggiungendo al pezzo iniziale una difficoltà tecnico-espressiva più ardua. In altre parole: una magnifica ‘variante ritmica’, che mentre inspessisce la densità intrinseca della composizione, mira a migliorare la tecnica individuale delle cosiddette ‘cinque dita’.

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Secondariamente, ma non meno importante, la ‘ternarizzazione’ costringe a un tempo di esecuzione più moderato. Sappiamo dalla prefazione a Invenzioni e Sinfonie di Bach medesimo come la cantabilità fosse uno degli obiettivi primari.

«Metodo efficace con cui si presenta in forma chiara agli appassionati del clavicembalo e soprattutto a coloro che sono desiderosi di apprendere, non soltanto come si suona correttamente a due voci, ma anche come si può arrivare, man mano che l’allievo progredisce, a far buon uso di tre voci obbligate e ottenere così non soltanto delle buone invenzioni, ma poterle pure bene eseguire e soprattutto acquistare l’arte del cantabile e il gusto della composizione».

Effettivamente, l’introduzione di due gruppi di terzine in luogo di una quartina di semicrome, frena la tentazione di una resa troppo brillante, che renderebbe il tessuto sonoro meccanico e quasi incomprensibile. E qualora l’esecutore decidesse di trattare allo stesso modo anche le quartine scritte ‘regolarmente’, cioè di ‘ternarizzarle’, un tempo moderato trarrebbe grande vantaggio per la composizione. Una scelta ternaria tout court, infatti, orienta il brano piuttosto verso una morbida espressività, cioè «verso l’arte del cantabile», che non verso un’esecuzione letterale e magari affrettata, situazione tutto sommato comune in allievi alle prime armi.

Terzine o notes inégales?

L’argomento delle convenzioni ritmiche ai tempi di Bach è assai complesso e non è questa la sede opportuna per trattarne, tuttavia sono molto utili alla riflessione alcuni esempi di Howard Ferguson nel suo essenziale Keyboard Interpretation, tratti proprio da composizioni di Bach, nel quale lo studioso, tra gli altri, mette in evidenza le diverse forme di notazione nella ripetizione di alcuni soggetti ne L’Arte della Fuga. Ferguson osserva giustamente che Bach «non si preoccupò affatto di essere coerente in questo tipo di notazione» e che «questo fatto sorprendente dovrebbe essere tenuto a mente studiando un movimento annotato bizzarramente come l’Adagio della Sonata per violino e cembalo concertante BWV1017», in cui l’ambigua sovrapposizione di figurazioni ternarie e binarie presenta inevitabili dubbi interpretativi.

Infine, in casi come l’Invenzione 1 bisogna porre attenzione a non confondere la questione delle convenzioni ritmiche con la conseguente e apparente inégalité, a maggior ragione non facendosi trarre in inganno dai gradi congiunti delle prime tre semicrome. Qui si tratta in primis di comprendere la complessità della questione ritmica e di deciderne le sorti, l’inégalité ne diviene semmai una conseguenza e non certamente una scelta primaria.

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Bibliografia:

  • Johann Sebastian Bach, Inventionen und Sinfonien BWV 772-801, Neuausgabe, Wiener Urtext Edition/Universal Edition, Wien 2007.
  • Johann Nikolaus Forkel, Ueber Johann Sebastian Bachs Leben, Kunst und Kunstwerke, adopted from The New Bach Reader, Leipzig 1802, p.453.
  • Howard Ferguson, Keyboard Interpretation / from the 14th to the 19th Century / An Introduction, Reprinted with corrections, Oxford University Press, Oxford 1993, pp. 90-1.

J. S. Bach, Inventio 1 in C major, BWV 772a

In questo video tratto dal mio canale You Tube “La Scala di Viola” potrai ascoltare Inventio 1 in C major, BWV 772a. Buon ascolto!

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1 commento su “La versione in terzine dell’Invenzione 1 di Johann Sebastian Bach”

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