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Wilhelm von Lenz: il racconto dell’appuntamento con lo stimato Cramer

Cramer
Johann Baptist Cramer

Lenz tracciò un ritratto singolare di Johann Baptist Cramer

Si deve a Wilhelm von Lenz, e alla sua insaziabile sete di conoscenza, un singolare ritratto di Johann Baptist Cramer in età avanzata, ma ancora attivo a Parigi, soprattutto come insegnante.

Wilhelm von Lenz: musicista, cronista e scrittore

Wilhelm von Lenz (Riga, 20 maggio 1809 – 7 gennaio 1883) fu un intellettuale e diplomatico, ma soprattutto un appassionato musicista e cultore dell’arte. Si formò dapprima in un ambito familiare colto e poi attraverso la frequentazione professionale e personale con i maggiori protagonisti dell’Ottocento musicale europeo. Nel 1852 dedicò una biografia a Beethoven (Beethoven et ses trois styles), compositore cui Lenz consacrò un’attenzione particolare per tutta la vita, nella quale teorizzò la divisione in tre parti delle opere del grande compositore. Nel 1872 scrisse anche il diario culturale Il pianoforte e i suoi virtuosi. Liszt, Chopin, Tausig, Henselt, pubblicato a Berlino nel 1872 con il titolo Die grossen Pianoforte-Virtuosen unserer Zeit aus Persönlicher Bekanntschaft. Quest’opera condensa la cronaca della sua vita estremamente dinamica e la testimonianza personale sulla nascita del Romanticismo pianistico europeo, con ricchezza di particolari, aneddoti, impressioni e spesso illuminate intuizioni. Lenz seppe cogliere, infatti, l’assoluta straordinarietà dell’epoca, inseguendone senza sosta i più importanti attori, tra i quali  Franz Liszt (di cui fu allievo, nonché amico per tutta la vita) e Fryderyk Chopin, entrambi attivi a Parigi.

L’invito a Cramer e le prime impressioni

Tra i numerosi incontri personali, proprio a Parigi si svolse nel 1842 quello con Cramer: una circostanza particolare e riportata in ogni dettaglio. Liszt sconsigliò l’amico di invitare il compositore, che aveva raggiunto la ragguardevole età di 71 anni. Lenz, invece, nutriva un’ammirazione incondizionata per Cramer:

«Io non lasciai in pace Cramer. Per me era era sacro; era Beda il Venerabile». Pieno di rispetto e di emozione, gli scrisse una lettera di invito, che «il padre dei celeberrimi studi, autentico cantico dei pianisti non ancora affermati», accettò.

Lenz apprese da Liszt che Cramer «ha investito in una scuola di pianoforte […] e abita nel quartiere di Batignolles». Cramer si presentò presso di lui alle sette della sera, dopo aver insegnato, in un’atmosfera di accoglienza gentile e ossequiosa, sostenuta anche da un bicchiere di buon Porto e dell’ottimo cibo, accanto al quale troneggiava la mole ingombrante delle sue opere, accatastate dal padrone di casa sullo stesso tavolo della cena.

Il racconto di Lenz definisce subito alcuni tratti caratteriali dell’illustre ospite:

«Cramer era avaro di parole, e rispondeva sempre con calma, riflettendo, moderato». Non manca, d’altra parte, una descrizione del suo aspetto fisico: «Cramer aveva una corporatura tozza, un viso pieno e arrossato, occhi scuri; […] era straordinariamente robusto per la sua età».

Il discorso prese subito l’argomento della musica pianistica e dei più importanti musicisti attivi in quel momento a Parigi: Chopin e Liszt. In quel frangente, l’ormai anziano Johann Baptist mostrò tutto il suo conservatorismo, soprattutto nei confronti del grande compositore polacco:

«Io non lo capisco, ma suona bene, corretto! […] Non si lascia andare come fanno gli altri giovani, però non lo capisco. Liszt è un fenomeno e non suona sempre composizioni sue, come Chopin. La musica nuova comunque non la comprendo».

Al cuore di una serata problematica: l’esecuzione degli Studi

Tali affermazioni agghiacciarono una parte delle aspettative dell’infervorato Lenz, che però non si diede per vinto e chiese a Cramer se poteva eseguire al suo cospetto i primi suoi tre studi:

«Già Wehrstedt [Ernst Christian Friedrick Wehrstedt, (1795-1876), pianista e concertista allievo di Weber, n.d.r.] a Ginevra suonava gli Studi in concerto. Con lui avevo studiato il terzo in re maggiore, con la sua diteggiatura intricata, tutto molto legato, una melodia che pare una berceuse o una preghiera. […] Poi gli parlai di Henselt, che a Pietroburgo trascorre la vita su questi Studi».

Questi racconti lusingarono Cramer, perciò Lenz osò chiedergli di eseguire per lui i primi tre studi. Cramer acconsentì, ma nel terzo, seppure «la sua arte era magistrale» fu «secco, legnoso, aspro, senza cantabile». Lo stupore e la delusione dell’adepto lo spinsero a quel punto a cercare una spiegazione, cioè a portare la discussione dritta al punto: non avrebbe dovuto essere soprattutto il numero 3 un’occasione per suonare molto legato? La risposta di Cramer fu assai deludente, soprattutto se paragonata alle dettagliate e inequivoche annotazioni lasciate da Beethoven in merito alla necessità assoluta del legato sulla maggior parte dei 21 studi scelti dal primo volume:

«Noi non eravamo così scrupolosi, rispose Cramer, non ci mettevamo così tante cose; sono esercizi, i vostri accenti e intenzioni non sono i miei. Clementi suonava così il suo Gradus ad Parnassum e non lo trovavamo né migliore né più bello di Field, che era un allievo di Clementi. Il mio modello era Mozart, nessuno ha mai composto cose più belle. […] Dopo Mozart Hummel è il più grande compositore per Pianoforte, disse Cramer, nessuno l’ha superato. Sapevo che non si poteva parlare di Beethoven a Cramer, ancor meno di Weber. Avevo tolto tutte le mie partiture: nella stanza c’erano solo opere di J. B. Cramer».

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L’impaccio di Cramer al pianoforte

Purtroppo le amare constatazioni di Lenz su Cramer dovettero affrontare un ulteriore aspetto: il giovane infatti chiese al compositore di suonare  a 4 mani la sua sonata in sol maggiore:

«Fu costretto a leggerla con attenzione prima di suonare in maniera totalmente rozza e impacciata la parte del basso […]. Rimase fino a tarda sera, frugò nelle sue più remote composizioni e ne suonò qualche parte. “Non ricordo! Questo non lo conosco affatto!, ecco cosa diceva”. Ascoltai con grande rispetto, ma non potevo approvare il suo modo di suonare. Era detestabile».

La grande stima di Lenz e del mondo musicale per Cramer

L’anziano Cramer, nel congedarsi, volle accertarsi che non fosse stato completamente dimenticato dal mondo musicale: una preoccupazione che tradì la sensazione di una posizione secondaria, ormai, nel panorama musicale. La risposta di Lenz, nonostante la delusione per l’esito dell’incontro, traccia un mirabile resoconto di quale fosse la sua reputazione all’epoca:

«Il grande virtuoso Henselt suona i vostri Studi nei concerti a Pietroburgo; a Riga, la mia città natale, i vostri Studi stanno sopra ogni pianoforte, non saranno mai dimenticati. Sono i soli pezzi che possono durare accanto al Clavicembalo ben Temperato come un Libro della Sapienza. Resteranno ineguagliati per sempre, come l’opera di Bach, e non potranno mai essere accantonati. […] Quell’uomo pieno di meriti morì pochi anni più tardi nell’indigenza, dimenticato da tutti! […] Nei suoi Studi Cramer è un poeta».

Giusy De Berardinis

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Bibliografia:

Wilhelm von Lenz: Il Pianoforte e i suoi virtuosi. Liszt, Chopin, Tausig, Henselt, a cura di Anna Rastelli, Sellerio editore, Palermo 2002.

Beethoven et ses trois styles. Analyses des sonates de piano suivies de l’essai d’un catalogue critique, chronologique et anectodique par W. De Lenz (deux tomes), A. Levinée éditeur de musique, Paris 1852.

Immagine:

Ritratto di Johann Baptist Cramer. Il pianista e compositore inglese Johann Baptist Cramer (1771-1858) di William Sharp (1749-1824).


3 commenti su “Wilhelm von Lenz: il racconto dell’appuntamento con lo stimato Cramer”

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