La vita di F. Turrini e le opere per cembalo
Ferdinando Gasparo Turrini nacque a Salò il 26 febbraio 1745.
La sua formazione musicale si compì a Venezia sotto la guida dello zio, il celebre Ferdinando Bertoni, al quale fu affidato in giovane età e del quale prese il cognome: fu infatti chiamato anche Bertoni o Bertoncino.
Nel 1766 ottenne il posto di organista presso la Basilica di S. Giustina a Padova dove restò ininterrottamente almeno fino al 1797, malgrado fosse divenuto cieco dal 1773 per cause sconosciute. Di questa menomazione sappiamo che lo colpì «nel fiore degli anni», come egli stesso dichiarò in una toccante dedicatoria in prefazione a un’importante raccolta di sonate e che tentò di curarsi ad Abano con la «medicatura de’ bagni e stillicidio», ma senza successo.
Lo studio della vita e delle opere di Turrini ha messo in luce alcuni importanti aspetti non indagati in precedenza. In primis, l’attestazione inequivoca della presenza a Padova del musicista già dal 1766, rivela che Turrini si trasferì a Padova prima della cecità. Perciò poté sicuramente incontrare Mozart in visita a Santa Giustina nel 1771, vederlo e ascoltarlo mentre suonava quello che in seguito il giovane Wolfgang definì «l’impareggiabile organo» della basilica.
Negli ultimi decenni del Settecento Padova fu il fulcro di una fervidissima vita culturale. Tra gli artisti e personalità rilevanti che vi abitarono contiamo, tra gli altri, Padre Antonio Vallotti, Antonio Calegari, Luigi Antonio Sabbatini, il marchese Giuseppe Ximenes. Ferdinando, dunque, visse sempre in un contesto di elevato valore artistico e culturale e ciò ebbe certamente conseguenze sulla qualità e sull’interesse delle sue composizioni.
La sua abilità come organista e la totale dedizione alla musica sono documentate con particolare sensibilità da una rara testimonianza personale sul compositore del poeta inglese William Beckford, in visita a Padova, in una lettera del 7 settembre 1780:
I left them hard at work, taking more exercise than had been their lot for many a day; and, mounting into the organ gallery, listened to Turini’s music with infinite satisfaction. The loud harmonious tones of the instrument filled the whole edifice; and, being repeated by the echoes of its lofty domes and arches, produced a wonderful effect. Turini, aware of this circumstance, adapts his compositions with great intelligence to the place, and makes his slave, the organ, send forth the most affecting, long-protracted sounds, which languish in the air, and are some time a-dying. Nothing can be more original than his style. Deprived of sight by an unhappy accident, in the flower of his days, he gave up his entire soul to music, and scarcely exists but through its medium.
William Beckford, in visita a Padova, in una lettera del 7 settembre 1780
Diverse sono le testimonianze sul suo incessante attivismo, che lo videro impegnato non solo a Santa Giustina, ma anche in altre funzioni e festeggiamenti religiosi in città e altrove, a riprova che la cecità lo limitò soltanto parzialmente.
Nel 1797, anno dell’arrivo dei francesi a Padova, fu implicato come accusatore in un processo intentato dai municipalisti contro alcuni monaci del Monastero di S. Giustina. A causa di questo lasciò o fu costretto a lasciare il posto di organista nella Basilica.
Rientrò successivamente a Brescia, non prima del 1800, dove continuò a svolgere anche attività didattica.
Numerosi e importanti i suoi allievi, tra i quali Giovanni Battista Soncini, Gaetano Valeri, Antonio Miari, Bartolomeo Bresciani, Sebastiano Nasolini, Alessandro Mini.
Tra i tanti elementi di interesse nella sua lunga esistenza merita particolare rilievo la speciale ammirazione per le opere di Muzio Clementi. Il compositore ebbe modo di poterlo seguire soprattutto per l’intima amicizia che legò lo zio Bertoni, suo mentore e trait d’union con l’Europa, con William Beckford, a sua volta cugino del tutore e mecenate del giovane Clementi, Peter Beckford. Turrini apprezzò con tale considerazione le opere del musicista romano da dedicargli una serie di sonate, inizialmente pensate per il cembalo, ma in seguito espressamente rielaborate per il pianoforte.
Turrini godette di grande stima in vita e le sue opere furono note ed apprezzate fino ai primi del Novecento. Degna di particolare attenzione è ad esempio l’importante e lusinghiera citazione del suo nome e di una sua sonata nella Leda senza cigno di Gabriele D’Annunzio, che editò anche cinque sonate della Raccolta Spinola nella collana musicale «I classici della musica italiana».
Altrettanto significativo l’interesse di Arturo Benedetti Michelangeli, che eseguì un Presto (con ogni probabilità quello insol minore, primo movimento della Sonata IV della Raccolta Spinola) nel concerto tenuto il 29 gennaio 1937 presso il Salone Pietro Da Cemmo a Brescia
Grazie ad alcuni documenti, frutto della mia ricerca e attestanti le attività del musicista ancora nel biennio 1822-24, e al ricordo dell’epitaffio sulla sua lapide al cimitero di Brescia, che ne fissava la data di morte, si può ragionevolmente ritenere che Turrini si spense l’11 gennaio 1829.
Le Opere per il Cembalo-Pianoforte
Turrini dedicò molta attenzione al cembalo, nonostante le sue importanti mansioni di organista.
Ecco la lista delle sue sonate per cembalo:
- Sei Sonate da cembalo, ms. Fondo Pasini 62
- Sei Sonate da cembalo, ms. Fondo Pasini 65
- Sonate per il cembalo dedicate a Sua Eccellenza il Signor Carlo Spinola, s.n.t. [Alessandri & Scattaglia, Venezia 1779]. D’ora in poi Raccolta Spinola
- Sei sonate per cembalo dedicate a Girolamo Mangili (1795), mss. Fondo Pasini 59 e 64, Fondo Soncini 171. D’ora in poi Raccolta Mangili
- Sei sonate per cembalo dedicate a Sua Eccellenza Vincenzo Fini (ca 1798). Fondo Soncini 172, Fondo Pasini 60 e 61. D’ora in poi Raccolta Fini
- DODECI SONATE / Per il Cembalo Pianoforte divise in quattro parti / Dedicate / AL SIG.R MUZIO CLEMENTI ROMANO / Da Ferdinando Gaspare Turrini di Salò / Del / Dipartimento del Mella, G. M. e Fratello Ubicini, Milano 1807. D’ora in poi Raccolta Clementi
Le sonate del Fondo Pasini 62 furono successivamente stampate a Venezia nel 1784, con l’aggiunta dell’accompagnamento di un violino e di una fuga per cembalo. La Raccolta Clementi, della quale è invece pervenuto soltanto il primo fascicolo, consta di due sonate della Raccolta Fini e di una sonata della Raccolta Mangili.
Al suddetto elenco, per quanto riguarda ancora la produzione espressamente dedicata al cembalo, va poi aggiunta un’altra serie di sei sonate con l’accompagnamento di un violino: Sei Sonate per Cembalo Accompagnate Con Violino, Fondo Soncini 96/I e 96/II e Fondo Pasini 75.
I sei concerti per cembalo e il prezioso ritrovamento in Giappone
Ferdinando Turrini ha scritto anche sei concerti per cembalo e orchestra, ma in un primo momento avevo potuto rintracciarne soltanto cinque. Grazie ad una successiva ricerca su uno dei suoi più importanti allievi, Gaetano Valeri, ho ritrovato in Giappone anche il sesto concerto. Questo mi ha permesso in aggiunta di ricostruire la corretta cronologia delle sei composizioni, così come di seguito:
Concerto Per il Cembalo / del Sig. Ferdinando Gasparo Turrini / 1798, conservato in I-BRc, mss. Fondo Pasini 8. Consta della partitura e della parte del cembalo solo. Si tratta del I concerto conservato in forma manoscritta anche in J-Tk S10-853.
Concerto per Cembalo / del Sig: Ferdinando Turrini, detto Bertoni / in Sta Giustina di Padova, s.d., conservato in I-BEc, ms. Fondo Miari AM. ms244. Consta della sola parte del cembalo. Si tratta con ogni probabilità del II Concerto.
Concerto III / Del Sig. Ferdinando Gasparo Turrini / di Salò, s.d., conservato in I-BRc, mss. Fondo Pasini 10. Consta della partitura e della parte del cembalo solo.
Concerto per cembalo e archi n. 4, s.d., ms. Fondo Pasini 37 (partitura) e Fondo Pasini 9 (parte del cembalo).
Concerto V Per Cembalo / Del Sig Ferdinando Bertoni, s.d., ms, in basso da altra mano più tarda la scritta: «Pianoforte con istrumenti: Ba XII.»; lateralmente, da altra mano ancora: «Bertoni»; in J-Tk S10-854.
Concerto N.° VI / Obligato per il Cembalo del Sig: / Ferdinando Turrini detto / il Bertoni, s.d., conservato in I-BEc, ms. Fondo Miari AM. ms245. Consta della partitura e della parte del cembalo solo. Un’altra copia manoscritta si trova anche in J-Tk S10-855.
Inoltre Turrini ha scritto diversi pezzi per organo, musica sacra (un Te Deum dedicato a Napoleone è conservato presso il Conservatoire Royal di Bruxelles) e vocale, che nella maggior parte dei casi è purtroppo andata persa.
La mia ricerca ha indagato le opere per il «Cembalo -Pianoforte», riportandole in prima istanza ad una conoscenza dettagliata.
Ho inoltre registrato su CD tre raccolte di sonate: Le sonate per il Cembalo – Pianoforte, Raccolta Fini 1798, Fabula Classica 2005; Sei sonate per Cembalo – Opera Mangili, 1795 e Sei Sonate da Cembalo Coll’Accompagnamento d’un Violino, ed una Fuga infine a cembalo solo, 1784, Tactus 2012.
A Turrini ho infine dedicato l’edizione critica delle sonate della Raccolta Fini (LIM, 2009) e l’articolo Nuove acquisizioni sulla vita e le opere di Ferdinando Turrini per la rivista Studi Musicali (2011).
Pingback: Ferdinando Turrini e la sua operosità a Padova dal 1784 al 1800
Pingback: La vera data di morte del musicista Ferdinando Turrini
Pingback: D’annunzio e Luisa, un amore nato nel nome di Ferdinando Turrini