Wilhelm von Lenz: protagonista, testimone e cronista dell’Ottocento musicale in Europa
Wilhelm von Lenz nacque a Riga il 20 maggio 1809 da August Wilhelm ed Elisabeth von Bröcker, in una famiglia colta e illustre da generazioni, che auspicava per il suo futuro una carriera diplomatica.
Le inclinazioni del giovane Wilhelm furono però anche artistiche, soprattutto dopo che nel 1822 a Riga fu rappresentato il Freischütz di Carl Maria von Weber. Questo avvenimento segnò infatti in modo indelebile l’incontro dell’animo sensibile di un adolescente con la musica.
Da quel momento la musica pervase tutta la sua vita, attraverso una ricerca continua di incontri, occasioni di studio, concerti e serate mondane. Lenz tenne sempre saldamente conservata la memoria di ogni avvenimento, fino alla pubblicazione del volume Il pianoforte e i suoi virtuosi. Liszt, Chopin, Tausig, Henselt, la cui prima edizione uscì a Berlino nel 1872 con il titolo Die grossen Pianoforte-Virtuosen unserer Zeit aus Persönlicher Bekanntschaft. In questa pubblicazione egli condensò la cronaca personale e musicale di un’intera vita. Le sue talvolta lapidarie valutazioni, le implicazioni, le connessioni che se ne deducono e il quadro socio-culturale descritto ne fanno un testo accattivante, ricco di dettagli non scontati e di gustosi aneddoti.
Nel 1827 Wilhelm von Lenz conobbe a Ginevra l’allievo di Beethoven Ferdinand Ries
Tornando agli anni giovanili, nel luglio del 1827 Lenz si recò a Ginevra, dove avrebbe dovuto prendere dimestichezza con l’uso di più lingue, indispensabili per il futuro da diplomatico. Nella città svizzera ebbe anche la possibilità di incontrare l’allievo di Beethoven Ferdinand Ries. Fu per lui un evento importantissimo che contribuì nuovamente a rinsaldare i suoi interessi musicali. Con Ries, infatti, ebbe la preziosa opportunità di discutere dei ricordi personali e delle opere del grande compositore, deceduto da poco.
Nel 1829 Lenz divenne allievo di Liszt a Parigi
Nel 1829 si trasferì a Parigi, dove avrebbe voluto studiare con Friedrich Kalkbrenner, ma divenne invece allievo di Franz Liszt, giovane e carismatico astro nascente di un pianismo travolgente, del quale Lenz comprese immediatamente l’impatto decisivo sulla letteratura per pianoforte, sia sul piano tecnico-compositivo che su quello estetico. Con Liszt riuscì inoltre a costruire un rapporto personale intenso, nutrito nel tempo da stimolanti discussioni sulla musica, particolarmente su Weber e Beethoven, tra i compositori preferiti da entrambi.
1829 – 1833: l’Europa, la Turchia e il rientro a San Pietroburgo
Sempre nel 1829 Lenz si recò a Londra e studiò, su consiglio di Liszt, con Ignaz Moscheles, nella cui casa conobbe e ammirò il giovane Mendelssohn. Tornato nell’autunno dello stesso anno a San Pietroburgo, nel 1831 si stabilì a Mosca, continuando a frequentare i migliori ambienti culturali e musicali, nei quali incontrò, tra gli altri, il pianista e compositore John Field.
Dopo un viaggio in Turchia e in Austria, dove raccolse materiale utile su Beethoven, si stabilì a San Pietroburgo nel 1833 e vi ricoprì a vita prima il posto di funzionario del Ministero della Giustizia e poi di aiuto-procuratore al Senato, senza mai tralasciare di presenziare i più significativi avvenimenti artistici, di cui fu sempre attore e inesauribile testimone, anche grazie all’amicizia con i conti Wielorski, due fratelli instancabili promotori e sostenitori dell’arte.
Il ritorno a Parigi nel 1842: l’ammirazione per Chopin e Liszt
Nel 1842 tornò di nuovo a Parigi, dove si era trasferito nel frattempo anche Fryderyk Chopin, un compositore di una natura così straordinaria da catturare inevitabilmente molta della sua attenzione: Lenz ne colse pienamente la genialità, riportandone numerose testimonianze e considerazioni, sia di carattere pianistico, che di semplice cronaca. Alcuni passaggi come quello seguente, ad esempio, descrivono tratti peculiari dell’interpretazione di Chopin:
«La caratteristica pregnante dell’esecuzione di Chopin era il suo rubato, nel quale il ritmo e la misura conservano in linea generale i propri diritti. “La mano sinistra, l’ho sentito dire spesso, è il maestro di cappella, non deve essere debole, non deve cedere; con la destra potete fare ciò che volete e potete”. […] Ma l’eccellente pianista russo Neilissoff mi ha riferito una definizione ancora migliore del rubato di Chopin data da Liszt a Weimar. “Vedete quell’albero”, disse Liszt a Neilissoff, “il vento gioca tra le foglie, le anima, ma l’albero rimane lo stesso, questo è il rubato di Chopin”. […] Nel complesso Chopin non aveva una natura fatta per interpretare Weber o Beethoven, che dipingono a grandi linee con grandi pennelli. I quadri di Chopin erano pastelli, ma incomparabili! La grande sonata in si bemolle op. 106 di Beethoven e Chopin si escludono a vicenda.»
E ancora:
«Le composizioni di Chopin hanno aperto una nuova era per il pianoforte. Rischiano però di non essere comprese da chi non conosceva l’interpretazione del maestro, le sue intenzioni, la sua concezione dello strumento. […] Non appartengono a nessun altro strumento, sono l’anima del pianoforte […]».
L’ammirazione per Chopin, nella visione illuminata di Lenz, non può ovviamente disgiungersi da quella per il suo maestro e specialissimo amico Liszt:
«Ci vorrebbe un volume intero per dare l’immagine completa di queste due personalità, Liszt e Chopin, i Dioscuri del pianoforte moderno». […] «Infatti la tecnica pianistica di Liszt deve essere intesa in se stessa, come una tecnica trascendentale, una nuova logica, un nesso che da Bach, passando attraverso Beethoven, porta alle composizioni di Liszt come risultato ultimo delle possibilità espressive del pianoforte».
Altri incontri significativi, tra i quali quello con Johann Baptist Cramer
La sete di cultura di Wilhelm von Lenz trovò a Parigi il suo cuore pulsante. A Parigi incontrò infatti letterati come Honoré de Balzac, Jakob Meyerbeer e Johann Baptist Cramer. Assolutamente rimarchevole per la sua singolarità fu proprio la serata trascorsa insieme a Cramer, preceduta da un’attesa carica di aspettative, che purtroppo andarono deluse. L’ormai anziano Cramer, infatti, si rivelò completamente volto al passato, quasi smarrito di fronte all’evoluzione apportata da compositori quali Liszt e Chopin e non più a suo agio sulla tastiera di un pianoforte.
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Dopo ulteriori spostamenti nelle città europee, tra le quali Roma, tornò in Lettonia, dove conobbe e strinse un’amicizia particolarmente sentita con Berlioz.
La biografia dedicata a Beethoven e Il Pianoforte e i suoi virtuosi
Nel 1852 scrisse una biografia su Beethoven, Beethoven et ses trois styles, che teorizzò la divisione in tre parti della produzione beethoveniana. Venti anni più tardi, nel 1872, condensò nel suo prezioso diario culturale Il pianoforte e i suoi virtuosi, opera molto apprezzata da Liszt e da Berlioz, la cronaca e le emozioni della sua intensa vita musicale e culturale.
L’ultimo periodo di Wilhelm von Lenz
Sebbene prima della pubblicazione de Il pianoforte e i suoi virtuosi avesse continuato a viaggiare e a incontrare i protagonisti musicali dell’epoca, (uno tra tutti e particolarmente ammirato fu Carl Tausig a Berlino nel 1868) si può ben affermare ex post che il suo diario di memorie segnò di fatto la fine dello stile di vita più vibrante di Lenz. Nell’ultimo decennio della sua esistenza si avviò verso un progressivo declino fisico e cognitivo. Fu infatti segnato in maniera indelebile da avvenimenti personali: un incidente che lo rese claudicante, la malattia mentale della moglie Rosalie Lischau e dalla terribile guerra franco-prussiana.
Wilhelm von Lenz morì a Riga il 7 gennaio del 1883.
Bibliografia:
Wilhelm von Lenz: Il Pianoforte e i suoi virtuosi. Liszt, Chopin, Tausig, Henselt, a cura di Anna Rastelli, Sellerio editore, Palermo 2002;
Beethoven et ses trois styles. Analyses des sonates de piano suivies de l’essai d’un catalogue critique, chronologique et anectodique par W. De Lenz (deux tomes), A. Levinée éditeur de musique, Paris 1852.
Immagine:
Franz Liszt al pianoforte all’epoca delle Rapsodie Ungheresi.
Un dipinto di Franz Liszt che suona in un salone parigino un pianoforte a coda di Conrad Graf, che ha commissionato il dipinto; al pianoforte un busto di Ludwig van Beethoven di Anton Dietrich; il raduno immaginato mostra seduto Alexandre Dumas (padre), George Sand, Franz Liszt, Marie d’Agoult; in piedi Hector Berlioz o Victor Hugo, Niccolò Paganini, Gioachino Rossini; un ritratto di Byron sulla parete e una statua di Giovanna d’Arco all’estrema sinistra. Posizione attuale: Staatliche Museen zu Berlin – Stiftung Preußischer Kulturbesitz, Alte Nationalgalerie F.V.
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